EVENTI / MEDIANGELS

04 Apr 2019

MediAngels esposizione presso:
Millenium Gallery in via Riva di Reno 77 Bologna
Chi è abituato a concepire Giovanni Pulze come un pittore dalla pennellata rapida come un colpo di sciabola, raffinato ed elegante anche nella rappresentazione del paesaggio metropolitano, chi pensa a un Pulze newyorkese, rimarrà probabilmente sorpreso da questo suo nuovo ciclo sugli Angeli e la diffusione degli smartphone all’interno delle sue opere. Ma se si tiene presente quella che fu la formazione prima del nostro pittore, la sua esperienza mediale, un più scoperto e dichiarato amore per il documento meta-fotografico, allora si comprenderà come queste tavole sui messaggeri rappresentino una nuova metamorfosi dell’artista neo-mediale o cross-mediale. In questo caso sarà particolarmente facile sorprendere un’atmosfera “iperattuale”, rintracciabile negli interpreti più provocatori del “post-pop”, del “narrative” e soprattutto dei “simulazionisti”: proprio questo è il tono caro a un Giovanni Pulze ancora ingenuo, ispirato a un sentimento umano soffuso di urbanità e di collettivismo, attento ai fatti della vita comunicativa di tutti i giorni, non per sorprendere l’orpello, il grande apparente effetto, ma per coglierne il dato più segreto e sottile. Giovanni Pulze intraprende la sua vicenda chiara e rettilinea di pittore a partire dal 1999, incentrando il suo lavoro sul tema dell’“Angelo metropolitano”, in un momento in cui, nella vita artistica e sociale dell’Italia  trionfano gli aspetti più deteriori e didascalici del simbolismo e dell’astrattismo, le perigliose svenevolezze di un decadentismo che mina e avvilisce in cattiva letteratura la pur originale e vitale visione del concettuale. Giovanni Pulze scorge la Metropoli, o la post-metropoli di Georg Simmel, nell’esaurirsi della visione che comunque non oltrepassa. La sua pittura si esaurisce con l’esaurirsi della visione dell’immagine metropolitana e rimane sotto il suo primato, dipingendo, infatti, ciò “che vede”, ma senza riuscire a negare l’evidenza di quello che vede. Se si fosse distolto dall’omaggio all’icasticità avrebbe invece dipinto senza vedere. In un’astrazione. Perciò la sua esperienza rimane mediale, con raccolta di formule iconografiche e rilegatura della realtà.  Si tratta ancora – nonostante l’alto ingegno lo conduca alle soglie dell’agorà contemporaneo – della cover della cross-medialità. Insomma, nonostante l’esperienza in cui si trova, Giovanni considera ancora la pittura nei termini del plurale e non come partitura della singolarità, che prescinde dal tutto e non necessita di unificazione. E parla ancora di forma universale proprio quando si trova al colmo dell’inganno delle immagini. Ma come esprimere l’inganno stesso delle immagini, senza porre almeno un’immagine che non inganni? Senza sottomettersi al principio dell’ineffabile fotografico? Qui la simulazione si interrompe. E il suo pregio è proprio di non decidere, di lasciare qualcosa in sospeso senza avvalersi di un ricorso al feticcio. Pulze propone qualcosa – che resta pittorico – ma in termini di visione e non di risposta.
GABRIELE PERRETTA